domenica 25 settembre 2011

Il giorno libero

Chiedo scusa.
Avevo annunciato che non sapevo se questo blog sarebbe sopravvissuto alla partenza del Selvaggio, ma in effetti ho scoperto che non posso stare senza quei tre di voi (tra cui la mia mamma) che leggono queste pagine.
Davvero, mi siete mancati moltissimo!
Partiamo dal principio.
Venerdì il Selvaggio e la Madre partono per Parigi. Io cado in uno stato di depressione profondissima a causa del distacco. Avete presente quando una madre partorisce e poi sta male perché non ha più il pancione? Ecco, uguale. Sono stato costretto, venerdì sera, ad andare a cena fuori con degli amici e, pensate, perfino a interrompere la dieta.
La mattina di sabato mi sono svegliato con in gola un groppo che non vi immaginiate nemmeno. Non c'era lui accanto a me. Non avevo nemmeno un livido o un'ammaccatura per le legnate che solitamente mi rifila di notte. Non avevo le braccia e il collo indolenziti per aver dormito tutto rannicchiato in un angolo del letto, perché il letto lo avevo avuto tutto a mia completa disposizione.
Sono traumi, ragazzi. Non bisogna sottovalutare queste cose.
Decido, quindi, di partire per Verona dove un gruppo di miei amici on il quale condivido la passione per la fotografia si sarebbe riunito per un pranzo e qualche ora insieme (non è vero, avevo deciso già da qualche giorno ma la decisione improvvisa dovuta al mal di vivere è funzionale al racconto).
Il mio amico Ciddì, grande fotografo che abita a Padova, capisce il mio stato d'animo e si dichiara disponibile ad ospitarmi per la notte a casa sua. Insieme alla sua signora e al suo splendido bambino si prende cura di me, mi fa mangiare come un porco all'ingrasso, mi porta a prendere il gelato e poi mi mette a letto. Vorrebbe anche fare del sesso mentre sua moglie dorme ma io declino l'invito. Con signorilità, ma declino.
SCHERZO!!!! Paura, eh???
Stamattina ci mettiamo in macchina verso Verona. Io sono ancora gravato da un enorme carico di tristezza, la nebbia della pianura padana assomiglia molto a quella che pervade il mio cuore (giornata bellissima, per altro). Arrivati alla stazione di Porta Nuova grazie all'iPad (Ciddì aveva paura di perdersi e giustamente si è affidato alle nuove tecnologie), vediamo in lontananza un gruppo di personaggi inquietanti con le macchine fotografiche al collo. Alcuni ne avevano anche DUE!!!
"'azz.....sono sbarcati i giapponesi, andiamo via. Corri!"
"Ma no, Ciddì, sono i nostri amici quelli"
"Ma dài? Hai visto quanti bambini ci sono?"
"Ma no, quelli sono Tillamilla e il Maestro Mod"
"Ah..."
In trenta (forse di più) cominciamo a camminare verso il centro e a chiamarci l'un l'altro a gran voce per le strade solitamente tranquille della città di Giulietta e Romeo.
I veneti, si sa, sono persone a modo.
E gli piace, in genere, che la gente non rompa troppo i coglioni.
Al quinto "Ahò", "Belìn" e "Ostrega" hanno cominciato a guardarci male. Tanto che la proprietaria di un bar dove ci siamo fermati per rifocillarci borbotta:
"Ma non finite mai? Dài che ci ho da lavorare".
Dopo tre fotografie decidiamo che è arrivato il momento di andare a pranzo. Ci facciamo un sacco di risate e, per 25 euro, mangiamo come portuali di Mazara del Vallo dopo che hanno scaricato il pescato di venticinque barche.
In tutto questo la mia depressione andava migliorando, non pensavo più al Selvaggio e alla Madre che si stavano divertendo nella Ville Lumiére alla facciaccia mia, finché non mi arriva il seguente sms:
"Il Selvaggio a una coppia di ciccioni napoletani in fila per salire sulla Tour Eiffel: ehi voi! State giù, siete troppo pesanti. Se salite ancora la punta si spezza!"
A quel punto la mia depressione è finalmente passata del tutto e ho cominciato a pensare che ognuno, anche a Parigi e anche se ha solo 4 anni, ha diritto di dire quello che pensa.
Meno male però che io non c'ero, pensate che figura di fango...
Poco più tardi altra comunicazione della Madre:
"Selvaggio, lo sai perché si chiama Tour Eiffel?"
"Certo che lo so mamma, ma per chi mi hai preso?"
"Ah, scusa. E perché si chiama così?"
"Perché è di ferro"
"E che c'entra che è di ferro?"
"Tour 'e fierr'...ma che sei stupida?"
Dal suo punto di vista ha una logica. Soprattutto pensando alle ascendenza del bambino.
Ora sono sul treno, ho passato una bellissima giornata con tanti amici che mi hanno aiutato moltissimo ad attraversare questo brutto periodo. Ora però torno a Roma dove mi aspetta la mia vita, il mio lavoro, la mia casa...
Prima però, stasera, c'è la festa di B.
PEPE-PEPEPEPE-PEPE-PEPEPEPE-PEPE-PEPEPEPE-PEPE
Niente invidia, mi raccomando.

3 commenti:

  1. Grande Emiliano!Ero uno dei Giapponesi che c'erano all'incontro a Verona. Bella giornata passata insieme...è stato un piacere conoscerti di persona. Peccato non aver conosciuto anche " Il selvaggio" ....si sarebbe divertito pure lui con gli altri " bambini " ...hahaha..troppo forte Emi!!! Bravo...grande Blog.
    Ti confesso che il selvaggio è diventato un Idolo per mè....heheheh..
    In fede, SAW

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  2. qui la giapponesona che non avrebbe dovuto salire sulla Tour 'e fierr' perche' se no si piega la punta... e mi son piegata in due a leggere il tuo racconto... complimenti...
    ora sbircio anche il resto... se il tuo blog sara' piu' conosciuto picchia saw... :p

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  3. E sul ferro della Tour Eiffel mi verso un altro po' di caffè (così che mi risulti più chiaro che non è per via del materiale :)).
    Sono geniali questi piccoli mostri!

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