lunedì 10 ottobre 2011

Il problema delle poste e degli extracomunitari

Cosa c'è di peggio che comprarsi una macchina che costa quasi come un appartamento?
Scoprire, dopo 40.000 kilometri, che la turbina della suddetta macchina fa parte di una partita di turbine difettose che il marchio (famoso, tedesco e con milioni di fans in tutto il mondo) si è ben guardato dal ritirare dal mercato.
Anzi.
C'è di peggio ancora: scoprire che la tua garanzia, scaduta da pochissimo, ti ha salutato proprio pochi giorni prima. E che quindi sarai costretto a buttare letteralmente nel cesso alcune (tante) centinaia di euro.
Comunque, siccome non è che mi posso suicidare perché la turbina del BMW (oooops, mi è scappato) si è rotta, facciamo finta che io quei soldi non li abbia mai avuti e andiamo avanti.
Stamattina ho fatto un'esperienza straordinaria. Chi non l'ha fatta, secondo me, si è perso qualcosa. Sono andato alle poste per spedire un pacco ad un amico.
Era stracolmo di gente e non capivo perché: non era giorno di pensioni, non distribuivano soldi gratis e le fila per pagare le bollette io francamente non l'ho mai vista nemmeno nei momenti di grande crescita, figuriamoci oggi.
A un certo punto, capisco: IL CENSIMENTO.
Come tutti saprete, il sito dell'Istat che gestisce la compilazione e l'invio del censimento on line ieri  è andato totalmente in tilt. Quindi oggi tuuuuuutti alle poste a cercare di consegnare il prezioso plico brevi manu.
Le scene che ho visto facevano sembrare questo film un capolavoro del neorealismo. Proprio Rossellini, Visconti, De Sica ecc. ecc.
Innanzitutto, dietro il banco c'era evidentemente un tizio che non sapeva nemmeno per sbaglio cosa stava facendo. Grasso, barba sale e pepe, con la zeppola e un problema serio di balbuzie.
Per capire che dovevo prendere un modulo dall'espositore ci ho messo circa 3 minuti.
Vabbè.
Prendo il numero 142. Eravamo al 136, quindi ho pensato: "Meno male, 10 minuti e ce la caviamo". Quarantacinque minuti dopo ero ancora lì e eravamo ancora al 136.
La Madre, che mi accompagnava, nel frattempo era andata:
1) a fare la spesa;
2) dal corniciaio;
3) a vedere una casa;
4) a picchiare la madre di un bambino che aveva fatto male al Selvaggio;
5) a montare un pezzo sulla tisi.
Ogni tanto tornava dentro: "Ancora qui sei?"
Come se fossi io a CREARE la fila.....
La ragazza messicana due persone davanti a me si rende conto di non avere i 60 € che le servivano per pagare, quindi tira fuori il bancomat. L'impiegato strabuzza gli occhi tanto che sembra che gli stiano per schizzare fuori dalle orbite:
"Mi scusi, ma non lo sa che queste operazioni non si pagano con il bancomat?"
"Ma secondo lei si lo sapevo non prendevo el dinero en contanti?"
Quindi la ragazza si precipita al bancomat più vicino, bloccando la fila e rischiando seriamente il linciaggio.
"Scusate, ma non si può accantonare l'operazione e procedere con un'altra?"
"Eh no, ce se blocca tutto er sistema"
"Scommetti che mò er sistema too blocco io?"
"Ma scusi lei chi è?"
"Sò uno che mò scavarca e te fà un culo come un secchio"
E via così.
La ragazza torna e si becca una carrettata di insulti:
"Venite a rubbacce er lavoro, li mortacci vostri, e fate pure tardi"
"Ma tanto lo sapemo che o fate le mignotte o annate a rubbà"
Insomma, un ambientino sereno.
L'anziano prima di me (un grande, un premio Nobel) fa la sua operazione e cosa tira fuori? Il bancomat!
Ci potete credere? E' tutto verissimo.
"Ahò, ma che ce stai a pijà per' culo?"
"Ah rincojonito!"
"Te e quell'artro incefalitico dietro il banco".
In tutto questo non era possibile consegnare il censimento perché "l'applicativo nun ci funziona, siamo spiacenti"....
Piano piano, riesco a spedire il mio pacco, pagare 11,50 € (mortacci loro davvero) e, con la Madre al seguito, salto i sacchetti di sabbia e le barricate e torno verso casa.
Nel pomeriggio, poteva mancare il mini incidente domestico per rendere il pomeriggio veramente cool?
Certo che no. Sono appena salito in moto per andare a farmi prendere un po' a cazzotti in palestra quando mi chiama B, la mamma di Bigodino. Il Selvaggio era a casa loro.
"Senti, il Selvaggio è caduto. Niente di grave, si è fatto solo un graffio ma continua ad urlare che vuole andare a casa".
"Non ti preoccupare, arrivo subito"
Quando arrivo a casa, con la mia borsa della palestra intonsa, trovo il Selvaggio in lacrime sul pianerottolo (B&Michele abitano di fianco a noi).
certifichiamo la sbucciatura sotto il mento, e appena entrati dentro casa, fa:
"La mia pelle, dov'è la mia pelle? Io ci tengo alla mia pelle!"
Palestra? Psicoterapia, piuttosto. E di gruppo.

La ferale ferita

2 commenti:

  1. Dovevi mandarci " La Principessa " in posta !! Ti devo insegnare tutto?? hahahahh....
    Immagino che lei sia stata comodamente a casa a far la guardia al divano....hahahahha

    RispondiElimina
  2. Vedo che tutto il mondo è paese...che angoscia l'ufficio postale!!
    Almeno nel tuo dialetto i commenti sono simpatici...

    RispondiElimina