lunedì 5 novembre 2012

Il trasloco (parte 1)

In ogni famiglia che si rispetti, entro i 40 anni dei coniugi, si fa almeno un trasloco di quelli definitivi. Avete mai sentito dire a una donna "Questa sará la casa della vita"? No? Allora non avete ancora 40 anni. O non siete sposati. O tutte e due le cose.
La Madre ed io, con il Selvaggio spettatore non pagante, abbiamo cercato una casa da comprare per diverso tempo. Il passo è stato necessario perché eravamo un po' stufi di buttare soldi nel cesso pagando un affitto che era un salasso.
Tra l'altro, c'è da dire che il padrone di casa non è che fosse nemmeno tutta 'sta simpatia. Quindi regalargli i soldi anche no.
Il Selvaggio ha ovviamente cominciato con i suoi deliri di onnipotenza:
"Voglio il letto nuovo, anzi voglio il letto a castello, anzi voglio il castello!"
Anche la Madre ha cominciato con i deliri di onnipotenza, e quella che doveva essere una ristrutturazione soft è diventato il restauro della Cappella Sistina. Giusto giusto per i 500 anni.
Ma di questo parleremo più avanti, ora rimanetemi concentrati sulla ricerca della casa.
La prima che abbiamo visto era, in effetti, molto bella (e molto cara). Siccome ci piaceva moltissimo abbiamo deciso di fare comunque un'offerta.
Alla mia domanda "Amore scusa, ma come la paghiamo?", la risposta è stata: "Tanto prima o poi nella vita ci si prostituisce tutti"
!!!!
La casa aveva però dei problemi burocratici seri e, quando la proprietà ha rifiutato l'offerta, non vi nego che ho tirato un sospiro di sollievo. Il Selvaggio non ha ovviamente mancato di farci conoscere la sua opinione, con un solenne "Pensate che io dovrò rimanere ancora per molto in questa baracca?"
Avremo visto tra le 40 e le 60 case nel giro di un anno. Io praticamente lavoravo per hobby, il mio lavoro vero era chiamare agenzie immobiliari, prendere appuntamenti e andare a calci nel culo (quando la Madre non poteva) a vedere case. Bello eh?
Ho tentato di dire alla Madre che, forse, si poteva trovare una casa bella a prezzi abbordabili spostandoci leggerissimamente di zona. Dopo esattamente un minuto e mezzo mi sono ritrovato fuori dalla porta di casa con lei sbraitante e il Selvaggio che mi faceva il gesto dell'ombrello:
"Come ti viene in mente? Ma mi hai guardata bene? Ti sembra che una come me possa andare a vivere, che so, ai Parioli?"
"No, no...per carità..."
Se avesse saputo che le stavo per proporre Talenti?
(scusate, qui i romani capiranno, gli altri un po' meno ma fa lo stesso)
A un certo punto visitiamo una bellissima casa, pianterreno con giardino molto grande. Sventuratamente la visita la facciamo insieme a mia suocera, che è una gran brava persona e mi vuole molto bene e io voglio molto bene a lei(credo di averlo già detto, ma mi ripeto volentieri -o nolentieri-) Però è obiettivamente una donna dotata, come dire, di un senso molto sviluppato su come dovrebbe essere la casa di sua figlia e di suo nipote.
Quindi, lì ho capito che sarei stato, come diciamo qui, contento e cojonato, in questo modo.
Io esco dalla casa entusiasta, e dico:
"Bè bella, no?"
E loro, in coro: "Mmmm... sì sì, molto bella"
Poi più niente per qualche minuto.
"Sì, carina. Facciamo un'offerta?"
Capirai, e che ho fatto tredici? Facciamo un'offerta per una casa che piace a ME? Non è possibile, deve esserci il trucco.
E infatti la proprietaria rifiuta un'offerta piuttosto importante. Sono venuto a sapere dopo che mia suocera si era accertata che rifiutasse per darmi un po' di guazza, per farmi sentire importante, diciamo.
SCHERZO eh, signora, non si innervosisca. E' una battuta. Ah... lo sapete che anche mia suocera legge questo blog? Salutate, su, fate ciao-ciao con la manina.
In tutto questo, la Principessa continuava a chiedere anticipi di stipendio con una costanza invidiabile e il Selvaggio a racconti sempre più surreali
"Papà, ti ricordi quando andavo al nido?"
"Sì amore, certo che me lo ricordo"
"Ti ricordi che avevo una maestra che si chiamava N.?"
"Me la ricordo la maestra N. Ti era molto simpatica, vero?"
"La odio. E' una stronza!"
"Selvaggio, queste parole non si dicono nemmeno per scherzo"
"Ma papà, io mi sento di dirle"
"Ma cosa c'entra? Non è che puoi dire tutto quello che ti passa per la testa. Mica hai 80 anni. I vecchi fanno così"
"Ah, quindi la nonna Titina dice tutto quello che gli pare?"
"Bè, veramente in linea di massima FA tutto quello che gli pare. Ma perché la maestra N. ti era antipatica?"
"Perché mi pappava troppo veloce"
"Prego?"
"Mi pappava troppo veloce, mi imboccava. Non potevo mai dire una parola che lei subito mi rimetteva il cucchiaino in bocca per farmi stare zitto"
"E senti una cosa... non è che puoi sentire se viene qui -diciamo- un tre volte a settimana quando mamma è a casa per cena?"
"E perché? Che vorresti dire?"
"Niente, non preoccuparti"
(continua)


martedì 30 ottobre 2012

Ritorno al futuro

Come volevasi dimostrare, tenere un blog in maniera seria è veramente difficile. E la difficoltà si dimostra quando, come in questo caso, il blog stesso non viene aggiornato per un annetto.
Ma per il prossimo futuro farò di tutto per non deludere ancora le migliaia di persone che leggono queste righe.
A proposito, grazie. Ho ricevuto i fiori. No, la corona l'ho rispedita indietro.
Cosa è successo in questo anno?
E' presto detto: 
1) il Selvaggio frequenta l'ultimo anno di asilo, gioca a calcio e ha dimenticato Flu, che ormai è passata alle elementari e, giustamente, ha altro a cui pensare. Oggi siamo andati all'allenamento ed è successa una tragedia perché era l'unico a non avere la divisa sociale. Tutti gli altri ce l'avevano: Nick, Bigodino, LippoPi, tutti quanti. Una mamma gentilissima gli ha prestato i calzoncini del suo bambino e lui si è messo a urlare: 
"Papà, tu lo sai che io DETESTO le cose larghe. Le DETESTO". 
E io: "Selvaggio, o così o ce ne torniamo a casa di corsa"
E lui: "E dài, riportami a casa, che aspetti??? Tanto il coraggio non ce l'hai di riportarmi a casa, tu hai paura di me!!"
Per fortuna, ad un certo punto un allenatore ha portato la sua divisa e lui, tutto contento, se l'è infilata e ha cominciato a giocare. Era talmente eccitato dalla nuova maglietta che ha addirittura segnato un gol. Il primo della sua (speriamo fulgida) carriera calcistica. Esultando è venuto verso di me strillando come un pazzo:
"Papà, papà, ho preso il palo, sei contento????"
.......
"Amore, hai fatto gol, quale palo...."
"Ma che dici? Ma non hai visto che ho preso il palo in pieno?"
"Sì amore, ma qui mica siamo al tiro a segno. La palla tendenzialmente NON DEVE prendere i pali. Deve entrare in porta" 
"Vabbè, ma hai visto che precisione?"
SOB...
Io nel frattempo ero con la mamma di bigodino, che aveva portato anche il fratello piccolo. Una specie di trottola bionda che non sta ferma un momento e tende, inesorabilmente e con estrema consapevolezza, a fare le cose più pericolose in quel momento disponibili. Se non ci sono cose pericolose da fare, lui è capace di dare un calcio nelle palle di un bambino di 9 anni per vedere se quello reagisce. Va bene, non proprio così ma insomma.... Comunque è un bambino molto simpatico, al contrario della madre. A proposito, lei legge questo blog. Ciao B, tutto bene? Michele come sta??? Digli che la prossima volta venisse lui a prendere il freddo al campo. 
2) la Principessa è la nuova, definitiva e sempiterna padrona di casa. L'altro giorno sono entrato in casa, lei mi ha guardato e mi ha detto: "
"Ma pelché hai ancola le scalpe ai piedi?" 
"Principessa", dico io "sono entrato adesso, ci sono ancora le chiavi nella toppa"
"Pelché dici che sono una topa?"
"Ma quale topa al limite una specie di pantegana..:"
"hihihhihiiihiihhihii...."
Tra l'altro, nella nuova casa abbiamo anche un telefono fisso, che prima non avevamo. Siccome io so che fidarsi è bene ma non fidarsi è mooooooooolto meglio, ho deciso di mettere il blocco verso i cellulari. Innanzitutto per assoluta mancanza di fiducia verso la Principessa, ma anche la Madre non è che mi infonda tutta questa sicurezza.
Insomma, chiamo il numero della compagnia e la tizia che risponde, una volta che le ho esposto la questione, mi dice:
"Lo fa per la domestica, vero?"
Colto di sorpresa, balbetto "Beh, sì..." a mezza bocca.
"Eh, lo so. Anche la mia sapesse i guai che mi ha fatto passare con questo benedetto telefono...."
"Va bene signora, ma adesso...."
"Ma per caso è filippina?"
"Sì, signora, è filippina. Ora se mi attiva il servizio io dovrei..."
"No perché sa, le rumene da questo punto di vista sono più affidabili"
"Mi perdoni, signora, ma lei DOVE CAZZO LI TROVA I SOLDI PER LA DOMESTICA CON LO STIPENDIO CHE LE PASSA FASTWEB?"
Click.
3) la Madre è sempre la Madre. Ha tentato in tutti i modi di istituzionalizzare la Sua Religione tentando di mettere nella nuova casa (sì, abbiamo traslocato, ma il trasloco merita un post a parte) dei santini con la sua faccia un po' ovunque. Anche il Selvaggio alla fine si è ribellato e ha detto "Mamma, mica siamo in Corea del Nord". E lei l'ha fatto giustiziare. Scherzo.

Come dicono i francesi bravi, à bientot.

P.S. Non perdetevi il prossimo post. E' quello sul trasloco. Già avete l'acquolina in bocca, vero?

giovedì 29 dicembre 2011

S'è svejato!

Salve a tutti.
In effetti non sono stato ispirato, nell'ultimo periodo. E per scrivere qualunque cosa, anche un blog letto da 4 cristiani in croce come questo, bisogna essere ispirati.
Il Selvaggio sta bene, le Sorelline anche, la Madre pure e stanno bene tutti i protagonisti, volontari o meno.
Negli ultimi mesi al Selvaggio sono successe un po' di cose, ve ne dico qualcuna in ordine sparso:
1) Flu lo ha lasciato. Ebbene sì, è successo anche questo. Lo ha lasciato per un ragazzo più grande, che fa la prima elementare. Mi ha chiesto:
"Papà, puoi andarci a parlare tu con quello?"
"Io?"
"Sì papà, però fallo sembrare un incidente, ok?"
Scherzo. Ha interiorizzato, elaborato e risolto. E soprattuto mi ha detto che vuole risolvere i SUOI problemi con le SUE mani.
2) Ha imparato a dire un sacco di parolacce. Una sera ho fatto il clamoroso errore di fargli vedere questo video. E' un mese e mezzo che va a dire in giro che la ciccia baffetta di qua, la ciccia baffuta di là ecc.
3) Ha ricevuto un sacco di regali per Natale, che ovviamente hanno costretto la Madre a prendere provvedimenti drastici e a disfarsi di una caterva di giocattoli vecchi (non li voleva dare via perché "non si sa mai, magari ne viene un altro". Io intendo questa decisione come una specie di resa. Faccio male?).  Quindi abbiamo deciso di regalarli ai bambini più bisognosi, e quando glielo ho detto lui ha risposto:
"A chi?"
"Ai bambini che non hanno hanno potuto comprarli nuovi, Selvaggio"
"Hanno trovato i negozi chiusi?"
"No, è che non se li possono permettere"
"Ho capito, sono poveri!?!"
"Bravo, sono poveri"
"Umpf. Non mi interessano i poveri"
Se sapesse quanto è vicino alla condizione di cui sopra....
Ora ha promesso che dal 2012 cambierà atteggiamento, sarà più buono e rispettoso e non farà più arrabbiare mamma, papà, i nonni, la principessa, le maestre, gli amici, i negozianti del quartiere, la portiera.....

P.S. Ha finito adesso (21.41) di ballare "Il più grande spettacolo dopo il big bang", poi è venuto da me e mi ha detto:
"Papà, il pubblico era in delirio. Ora vado a dormire"

mercoledì 26 ottobre 2011

La fattoria degli animali

La mia giornata (che, vi assicuro, è stata lunga, molto più lunga del solito) si sta concludendo in questo modo: io seduto con a disposizione una parte della scrivania e dell'iMac.
"Come", direte voi, "Perché solo una parte?"
"Eh", rispondo io, "perché dall'altra parte c'è il Selvaggio che si è appropriato anche di metà del computer per vedere in maniera ripetuta, assordante e ossessiva questo sito, che è per lui quello che youporn è per un sex addicted. Anche Le tagliatelle di nonna Pina, il Katalicammello e tutta una serie di altre melodie, in realtà, lo tengono incollato al video con occhi ebeti e sorriso bavoso.
Poco fa eravamo sdraiati sul lettone e stavamo giocando. Il piccolo aveva in mano un gatto, un rinoceronte e un tacchino. Finti, ovviamente...vi immaginate la Madre con un rinoceronte nel letto?
Lo acchiappava per il corno e lo sbatteva al muro come una palletta.
Insomma, il Selvaggio ed io giocavamo con i pupazzetti quando a un certo punto mi fa una domanda:
"Papà, sai come si chiama questo gatto?"
"No, amore. Come si chiama?"
"Renato"
"Ah, e perché Renato?"
"Perché è il gatto incazzato!"
....
"Selvaggio, io pretendo di sapere chi ti insegna queste parole!"
"Ma perché ti arrabbi? Fanno parte della vita"
A quel punto io ero in terra a piangere come un vitello.
Continuiamo a giocare.
"Papà, sai come si chiama questo rinoceronte?"
"Mmmhh.... no amore, come si chiama?"
"Ambrogio"
Prima di pensare che non avrei MAI dovuto chiedergli perché, lui fa:
"Il rinoceronte froGio!"

martedì 25 ottobre 2011

L'uomo che parlava alle carote

Oggi è un giorno di riflessione.
Andando a prendere il Selvaggio a scuola, mi trovo come al solito unico (!) uomo in mezzo a una foresta di femmine vocianti. Alcune di loro leggono questo blog....Ciao ciao!!!
Venerdì il Selvaggio e alcuni suoi compagnucci della scuoletta hanno una specie di lezione di inglese. Alzi la mano chi può spiegarmi a cosa serve una lezione di inglese a sette bambini tra i 4 e i 5 anni.
Tutti insieme. Nessuno di loro, ovviamente, parla una parola di quella lingua infame.
Pensate a come potrà uscire quella poveretta dell'insegnante. Le ci vorrà un ricovero.
Comunque sta di fatto che la Madre, che tutto può e nulla nasconde, nella sua magnanimità, lungimiranza e lucentezza ha stabilito che, venerdì, i bambini dovranno venire tutti a casa nostra.
Insieme all'insegnante, ovvio.
Per questo, voi direte, la Madre sarà lì con te ad aspettare bambini e maestra, distribuire merende, fare un po' di animazione, salutare le mamme ecc.ecc....
E invece no!
La Madre, nella sua infinita umanità e comprensione tornerà intorno alle 18, quando il can-can sarà finito. E anche il sottoscritto sarà finito, chiaramente. Ma non fa niente. Io sono un uomo dotato in abbondanza di Pìetas, e quindi nulla mi smuove o mi spaventa. Quando però mi prenderà un infarto o un ictus il senso di colpa dovrà fare un sol boccone di chi dico io.
Ma questo non è importante. E' importante che i bimbi stiano bene, che le mamme siano tranquille e contente e che l'insegnante, certo, torni la prossima settimana.
Comunque, tornando alla seconda riga di questo post, tutte le belle signore che stavano di fronte alla scuola aspettando i figli (in realtà un paio, non di più), si dicevano sorprese di questa mia predisposizione al martirio (ho già detto che alcune di loro leggono questo blog?....Ciao ciao!!!).
Ma non sanno che è una missione, lo slancio verso un'opera più grande, non sanno che alla fine quando sarò vecchio, malandato e solo e il Selvaggio sarà un uomo, avrà una sua famiglia, degli affetti e tempo per accudire l'anziano padre, potrò appoggiarmi a lui e dire, mostrando il petto al destino:
"QUANTO SO' STATO COJONE!"
Preso il Selvaggio, mi racconta un po' com'è andata a scuola.
"Papà, sai che oggi ho guardato la classe?"
"Ah sì? E che significa?"
"Che dicevo a tutti di stare zitti e chi non stava zitto lo dicevo alla maestra Emmeti"
"Ah, quindi ti insegnano a fare la spia?"
"La che?"
"La spia!"
"Non lo so, io faccio solo quello che mi dicono"
Gesù, Eichmann non diceva così anche lui?
Arriviamo a casa, lui prende il suo peluche di Spongebob e comincia a tirarlo in aria fina quando per poco non rompe un vaso che immagino sia costato a chi ce lo ha regalato diverse centinaia di euro.
"Selvaggio, smettila o le prendi!"
"Ma non sono io, è Spongebob"
"La devi piantare. Spongebob non è un essere animato"
"No, infatti è un CARTONE animato"
Benissimo. A un certo punto chiama la Madre, tutta trafelata (ve l'ho già detto che lavora solo lei? perché se non ve l'ho detto sappiate che è così. Quindi se la vedete non chiedetele 'Com'è andata al lavoro oggi?', ma bensì 'Ma perché l'azienda paga anche gli altri 4000 cazzoni che stanno lì?').
"Lo voglio assolutamente portare al cinema"
Come se stesse facendo un dispetto a ME!
"Va bene, amore, che dici di portarlo a vedere Arrietty?"
"Ok, dove lo fanno?"
"Vicino casa"
"Perfetto. Allora dammi solo un'oretta per salvare il mondo e sono lì"
Mi rivolgo al diretto interessato, che in quel momento stava mangiando una carota, e gli chiedo:
"Selvaggio, vuoi andare al cinema con mamma?"
"No! Al cinema ci vado solo con te!
"E come mai questo slancio d'amore?"
"Ma che amore. Me lo ha detto la mia amica carota. E io ascolto sempre quello che dice la mia amica carota"
Ma d'altronde, posso incolpare qualcun altro oltre me stesso?

lunedì 24 ottobre 2011

Allo stadio. Meraviglie di una domenica d'ottobre.

Innanzitutto vorrei scusarmi per l'assenza. Ma qui non è che stiamo lucidando i Pokemon, quindi scuse sì ma senza esagerare.
A questo punto, vorrei raccontarvi e rivivere insieme a voi la fantastica giornata del 23 ottobre 2011. Cioè ieri.
Una delle Sorelline, la numero 2, ha dato una festicciola in uno dei 2 bowling di Roma.
Grande idea, eh? L'80% degli astanti non invitati era della stessa nazionalità della Principessa. Niente da dire, sia chiaro, però certo che qualche parola in italiano, ogni tanto, avrebbe fatto anche piacere sentirla.
Mentre le Sorelline si divertivano con giochi elettronici e flipper vari, il Selvaggio si appassionava al gioco per il quale quel posto esiste. Che poi qualcuno mi sa spiegare per quale motivo uno/a decide di fare una festa in un bowling SENZA FAR GIOCARE I BAMBINI A BOWLING????
Misteri della vita e delle madri di bambini piccoli. E in fondo chi sono io per questionare? Non rispondete, non ce n'è assolutamente bisogno, la mia autostima è già sottozero.
Dopo qualche minuto in condizioni di assoluta apnea (chiudete gli occhi e pensate: soffitto alto circa 2 metri, rumori tipo DLIN-DLIN dei giochini elettronici, gli SWAMP E TOC-TOC-TOC delle palle e dei birilli, le urla di circa 20 bambini indemoniati, il Selvaggio al quale è stata messa in mano non so da chi una palle dal peso di circa 15 libbre e che ho ritrovato in preda a una crisi di onnipotenza -ce la faccio, ce la faccio, ce la faccio...-), a me e al mio amico Vito (un altro personaggio, del quale vi parlerò) viene in mente un'idea che al confronto la penicillina è stata una scoperta da scuola media: portare tutti e tre i bambini allo Stadio Olimpico in Roma per la partita del campionato di calcio di Serie A Roma-Palermo!!! Per la prima volta in vita loro.
Venuta l'idea, fatto il danno.
Monta in macchina, arriva dalla Madre per prendere il documento del Selvaggio, fila vicino allo stadio a prendere 4 biglietti di Tribuna Tevere (se mi puntavano una pistola addosso e mi dicevano "o la borsa o la vita" era esattamente la stessa cosa, anzi meglio: generalmente non tengo nel portafogli tutti i contanti che mi sono serviti per comprare i biglietti), torna sul luogo della festa. e comunica ai bambini il nuovo programma.
Reazioni tipiche.
Sorellina 1 (arricciando il naso): "Ma allo stadio non c'è troppa gente?"
Sorellina 2: "Sììììììì, Forza Romaaaaaaaaaaaaaaa...."
Il Selvaggio: "Lazio merda alè alè...."
Verso le 13.30 io, Sorellina 1, Sorellina 2, il Selvaggio e Vito ci avviamo con la macchina di quest'ultimo verso lo stadio. Trovato parcheggio, si passa alla fase prandiale. Che si mangia?
"Hot dog senza maionese ma con il ketchup!"
"Hot dog senza ketchup ma con la senape!"
"Hot dog senza senape ma con la salsa rosa"
"Ben cotto, eh..."
"Non mi date quello tutto rosa, mi fa schifo e mi ricorda mio fratello!"
"Una coca!"
"Una fanta!"
"Un caffè!"
"Come un caffè? Hai quattro anni"
"Volevo vedere se ti distraevi"...
Dopo il lauto pasto (dove io ho bevuto la prima birra di un pomeriggio intenso) ci si comincia ad avviare verso lo stadio, che dista circa 1 km. Le Sorelline ricevono in dotazione due sciarpe giallorosse, mentre il Selvaggio ne fa a meno:
"Ti sembro scemo? Con questo caldo mi metto anche la sciarpa?"
In fila per passare il primo varco, il piccolo pensa bene di usare le chiappe di un signore davanti come un punching-ball un paio di volte. Devo però dire che, quando quello si gira e lo fulmina con un'occhiata da horror, il Selvaggio si tacita .
Finalmente dentro lo stadio (siamo rimasti solo io e i tre, Vito è un tifoso serio e va in Curva Sud), il Selvaggio e le Sorelline rimangono piuttosto impressionati dall'imponenza della struttura.
"Papà, ma qui è dove parla il papa?"
La partita comincia, la Roma segna subito e i tre bambini rischiano di essere travolti dal giubilo della folla. Quando il Selvaggio mi chiede "Ma perché urlano tutti, papà?" e Sorellina 1, per la quinta volta, mi domanda perché non gioca Totti io comincio seriamente a riporre tutte le mie speranze su Sorellina 2. Che, in effetti, qualche soddisfazione me la da.
E' attenta, segue lo sviluppo del gioco, fa domande pertinenti tipo: "Papà, ma ha fischiato fuorigioco?"; "Papà, ma che vuol dire che l'arbitro ci ha le corna?"; "Papà, ma perché i cipster qui costano il doppio che nei bar normali?" e cose del genere.
Al termine della gara, dopo altri litri di bibite e chili di sozzerie invereconde, ce ne andiamo verso la macchina, dove Vito ci aspetta con fare impaziente.
Ci riporta alla nostra auto e dopo qualche minuto e dopo aver salutato le Sorelline siamo a casa.
Poco prima di entrare dalla porta il Selvaggio si volta verso di me e fa la domanda della vita:
"Papà...ma oggi....ha vinto la Roma?"
Un manipolo di Ultras preparano incidenti all'esterno dello Stadio Olimpico

lunedì 10 ottobre 2011

Il problema delle poste e degli extracomunitari

Cosa c'è di peggio che comprarsi una macchina che costa quasi come un appartamento?
Scoprire, dopo 40.000 kilometri, che la turbina della suddetta macchina fa parte di una partita di turbine difettose che il marchio (famoso, tedesco e con milioni di fans in tutto il mondo) si è ben guardato dal ritirare dal mercato.
Anzi.
C'è di peggio ancora: scoprire che la tua garanzia, scaduta da pochissimo, ti ha salutato proprio pochi giorni prima. E che quindi sarai costretto a buttare letteralmente nel cesso alcune (tante) centinaia di euro.
Comunque, siccome non è che mi posso suicidare perché la turbina del BMW (oooops, mi è scappato) si è rotta, facciamo finta che io quei soldi non li abbia mai avuti e andiamo avanti.
Stamattina ho fatto un'esperienza straordinaria. Chi non l'ha fatta, secondo me, si è perso qualcosa. Sono andato alle poste per spedire un pacco ad un amico.
Era stracolmo di gente e non capivo perché: non era giorno di pensioni, non distribuivano soldi gratis e le fila per pagare le bollette io francamente non l'ho mai vista nemmeno nei momenti di grande crescita, figuriamoci oggi.
A un certo punto, capisco: IL CENSIMENTO.
Come tutti saprete, il sito dell'Istat che gestisce la compilazione e l'invio del censimento on line ieri  è andato totalmente in tilt. Quindi oggi tuuuuuutti alle poste a cercare di consegnare il prezioso plico brevi manu.
Le scene che ho visto facevano sembrare questo film un capolavoro del neorealismo. Proprio Rossellini, Visconti, De Sica ecc. ecc.
Innanzitutto, dietro il banco c'era evidentemente un tizio che non sapeva nemmeno per sbaglio cosa stava facendo. Grasso, barba sale e pepe, con la zeppola e un problema serio di balbuzie.
Per capire che dovevo prendere un modulo dall'espositore ci ho messo circa 3 minuti.
Vabbè.
Prendo il numero 142. Eravamo al 136, quindi ho pensato: "Meno male, 10 minuti e ce la caviamo". Quarantacinque minuti dopo ero ancora lì e eravamo ancora al 136.
La Madre, che mi accompagnava, nel frattempo era andata:
1) a fare la spesa;
2) dal corniciaio;
3) a vedere una casa;
4) a picchiare la madre di un bambino che aveva fatto male al Selvaggio;
5) a montare un pezzo sulla tisi.
Ogni tanto tornava dentro: "Ancora qui sei?"
Come se fossi io a CREARE la fila.....
La ragazza messicana due persone davanti a me si rende conto di non avere i 60 € che le servivano per pagare, quindi tira fuori il bancomat. L'impiegato strabuzza gli occhi tanto che sembra che gli stiano per schizzare fuori dalle orbite:
"Mi scusi, ma non lo sa che queste operazioni non si pagano con il bancomat?"
"Ma secondo lei si lo sapevo non prendevo el dinero en contanti?"
Quindi la ragazza si precipita al bancomat più vicino, bloccando la fila e rischiando seriamente il linciaggio.
"Scusate, ma non si può accantonare l'operazione e procedere con un'altra?"
"Eh no, ce se blocca tutto er sistema"
"Scommetti che mò er sistema too blocco io?"
"Ma scusi lei chi è?"
"Sò uno che mò scavarca e te fà un culo come un secchio"
E via così.
La ragazza torna e si becca una carrettata di insulti:
"Venite a rubbacce er lavoro, li mortacci vostri, e fate pure tardi"
"Ma tanto lo sapemo che o fate le mignotte o annate a rubbà"
Insomma, un ambientino sereno.
L'anziano prima di me (un grande, un premio Nobel) fa la sua operazione e cosa tira fuori? Il bancomat!
Ci potete credere? E' tutto verissimo.
"Ahò, ma che ce stai a pijà per' culo?"
"Ah rincojonito!"
"Te e quell'artro incefalitico dietro il banco".
In tutto questo non era possibile consegnare il censimento perché "l'applicativo nun ci funziona, siamo spiacenti"....
Piano piano, riesco a spedire il mio pacco, pagare 11,50 € (mortacci loro davvero) e, con la Madre al seguito, salto i sacchetti di sabbia e le barricate e torno verso casa.
Nel pomeriggio, poteva mancare il mini incidente domestico per rendere il pomeriggio veramente cool?
Certo che no. Sono appena salito in moto per andare a farmi prendere un po' a cazzotti in palestra quando mi chiama B, la mamma di Bigodino. Il Selvaggio era a casa loro.
"Senti, il Selvaggio è caduto. Niente di grave, si è fatto solo un graffio ma continua ad urlare che vuole andare a casa".
"Non ti preoccupare, arrivo subito"
Quando arrivo a casa, con la mia borsa della palestra intonsa, trovo il Selvaggio in lacrime sul pianerottolo (B&Michele abitano di fianco a noi).
certifichiamo la sbucciatura sotto il mento, e appena entrati dentro casa, fa:
"La mia pelle, dov'è la mia pelle? Io ci tengo alla mia pelle!"
Palestra? Psicoterapia, piuttosto. E di gruppo.

La ferale ferita