mercoledì 26 ottobre 2011

La fattoria degli animali

La mia giornata (che, vi assicuro, è stata lunga, molto più lunga del solito) si sta concludendo in questo modo: io seduto con a disposizione una parte della scrivania e dell'iMac.
"Come", direte voi, "Perché solo una parte?"
"Eh", rispondo io, "perché dall'altra parte c'è il Selvaggio che si è appropriato anche di metà del computer per vedere in maniera ripetuta, assordante e ossessiva questo sito, che è per lui quello che youporn è per un sex addicted. Anche Le tagliatelle di nonna Pina, il Katalicammello e tutta una serie di altre melodie, in realtà, lo tengono incollato al video con occhi ebeti e sorriso bavoso.
Poco fa eravamo sdraiati sul lettone e stavamo giocando. Il piccolo aveva in mano un gatto, un rinoceronte e un tacchino. Finti, ovviamente...vi immaginate la Madre con un rinoceronte nel letto?
Lo acchiappava per il corno e lo sbatteva al muro come una palletta.
Insomma, il Selvaggio ed io giocavamo con i pupazzetti quando a un certo punto mi fa una domanda:
"Papà, sai come si chiama questo gatto?"
"No, amore. Come si chiama?"
"Renato"
"Ah, e perché Renato?"
"Perché è il gatto incazzato!"
....
"Selvaggio, io pretendo di sapere chi ti insegna queste parole!"
"Ma perché ti arrabbi? Fanno parte della vita"
A quel punto io ero in terra a piangere come un vitello.
Continuiamo a giocare.
"Papà, sai come si chiama questo rinoceronte?"
"Mmmhh.... no amore, come si chiama?"
"Ambrogio"
Prima di pensare che non avrei MAI dovuto chiedergli perché, lui fa:
"Il rinoceronte froGio!"

martedì 25 ottobre 2011

L'uomo che parlava alle carote

Oggi è un giorno di riflessione.
Andando a prendere il Selvaggio a scuola, mi trovo come al solito unico (!) uomo in mezzo a una foresta di femmine vocianti. Alcune di loro leggono questo blog....Ciao ciao!!!
Venerdì il Selvaggio e alcuni suoi compagnucci della scuoletta hanno una specie di lezione di inglese. Alzi la mano chi può spiegarmi a cosa serve una lezione di inglese a sette bambini tra i 4 e i 5 anni.
Tutti insieme. Nessuno di loro, ovviamente, parla una parola di quella lingua infame.
Pensate a come potrà uscire quella poveretta dell'insegnante. Le ci vorrà un ricovero.
Comunque sta di fatto che la Madre, che tutto può e nulla nasconde, nella sua magnanimità, lungimiranza e lucentezza ha stabilito che, venerdì, i bambini dovranno venire tutti a casa nostra.
Insieme all'insegnante, ovvio.
Per questo, voi direte, la Madre sarà lì con te ad aspettare bambini e maestra, distribuire merende, fare un po' di animazione, salutare le mamme ecc.ecc....
E invece no!
La Madre, nella sua infinita umanità e comprensione tornerà intorno alle 18, quando il can-can sarà finito. E anche il sottoscritto sarà finito, chiaramente. Ma non fa niente. Io sono un uomo dotato in abbondanza di Pìetas, e quindi nulla mi smuove o mi spaventa. Quando però mi prenderà un infarto o un ictus il senso di colpa dovrà fare un sol boccone di chi dico io.
Ma questo non è importante. E' importante che i bimbi stiano bene, che le mamme siano tranquille e contente e che l'insegnante, certo, torni la prossima settimana.
Comunque, tornando alla seconda riga di questo post, tutte le belle signore che stavano di fronte alla scuola aspettando i figli (in realtà un paio, non di più), si dicevano sorprese di questa mia predisposizione al martirio (ho già detto che alcune di loro leggono questo blog?....Ciao ciao!!!).
Ma non sanno che è una missione, lo slancio verso un'opera più grande, non sanno che alla fine quando sarò vecchio, malandato e solo e il Selvaggio sarà un uomo, avrà una sua famiglia, degli affetti e tempo per accudire l'anziano padre, potrò appoggiarmi a lui e dire, mostrando il petto al destino:
"QUANTO SO' STATO COJONE!"
Preso il Selvaggio, mi racconta un po' com'è andata a scuola.
"Papà, sai che oggi ho guardato la classe?"
"Ah sì? E che significa?"
"Che dicevo a tutti di stare zitti e chi non stava zitto lo dicevo alla maestra Emmeti"
"Ah, quindi ti insegnano a fare la spia?"
"La che?"
"La spia!"
"Non lo so, io faccio solo quello che mi dicono"
Gesù, Eichmann non diceva così anche lui?
Arriviamo a casa, lui prende il suo peluche di Spongebob e comincia a tirarlo in aria fina quando per poco non rompe un vaso che immagino sia costato a chi ce lo ha regalato diverse centinaia di euro.
"Selvaggio, smettila o le prendi!"
"Ma non sono io, è Spongebob"
"La devi piantare. Spongebob non è un essere animato"
"No, infatti è un CARTONE animato"
Benissimo. A un certo punto chiama la Madre, tutta trafelata (ve l'ho già detto che lavora solo lei? perché se non ve l'ho detto sappiate che è così. Quindi se la vedete non chiedetele 'Com'è andata al lavoro oggi?', ma bensì 'Ma perché l'azienda paga anche gli altri 4000 cazzoni che stanno lì?').
"Lo voglio assolutamente portare al cinema"
Come se stesse facendo un dispetto a ME!
"Va bene, amore, che dici di portarlo a vedere Arrietty?"
"Ok, dove lo fanno?"
"Vicino casa"
"Perfetto. Allora dammi solo un'oretta per salvare il mondo e sono lì"
Mi rivolgo al diretto interessato, che in quel momento stava mangiando una carota, e gli chiedo:
"Selvaggio, vuoi andare al cinema con mamma?"
"No! Al cinema ci vado solo con te!
"E come mai questo slancio d'amore?"
"Ma che amore. Me lo ha detto la mia amica carota. E io ascolto sempre quello che dice la mia amica carota"
Ma d'altronde, posso incolpare qualcun altro oltre me stesso?

lunedì 24 ottobre 2011

Allo stadio. Meraviglie di una domenica d'ottobre.

Innanzitutto vorrei scusarmi per l'assenza. Ma qui non è che stiamo lucidando i Pokemon, quindi scuse sì ma senza esagerare.
A questo punto, vorrei raccontarvi e rivivere insieme a voi la fantastica giornata del 23 ottobre 2011. Cioè ieri.
Una delle Sorelline, la numero 2, ha dato una festicciola in uno dei 2 bowling di Roma.
Grande idea, eh? L'80% degli astanti non invitati era della stessa nazionalità della Principessa. Niente da dire, sia chiaro, però certo che qualche parola in italiano, ogni tanto, avrebbe fatto anche piacere sentirla.
Mentre le Sorelline si divertivano con giochi elettronici e flipper vari, il Selvaggio si appassionava al gioco per il quale quel posto esiste. Che poi qualcuno mi sa spiegare per quale motivo uno/a decide di fare una festa in un bowling SENZA FAR GIOCARE I BAMBINI A BOWLING????
Misteri della vita e delle madri di bambini piccoli. E in fondo chi sono io per questionare? Non rispondete, non ce n'è assolutamente bisogno, la mia autostima è già sottozero.
Dopo qualche minuto in condizioni di assoluta apnea (chiudete gli occhi e pensate: soffitto alto circa 2 metri, rumori tipo DLIN-DLIN dei giochini elettronici, gli SWAMP E TOC-TOC-TOC delle palle e dei birilli, le urla di circa 20 bambini indemoniati, il Selvaggio al quale è stata messa in mano non so da chi una palle dal peso di circa 15 libbre e che ho ritrovato in preda a una crisi di onnipotenza -ce la faccio, ce la faccio, ce la faccio...-), a me e al mio amico Vito (un altro personaggio, del quale vi parlerò) viene in mente un'idea che al confronto la penicillina è stata una scoperta da scuola media: portare tutti e tre i bambini allo Stadio Olimpico in Roma per la partita del campionato di calcio di Serie A Roma-Palermo!!! Per la prima volta in vita loro.
Venuta l'idea, fatto il danno.
Monta in macchina, arriva dalla Madre per prendere il documento del Selvaggio, fila vicino allo stadio a prendere 4 biglietti di Tribuna Tevere (se mi puntavano una pistola addosso e mi dicevano "o la borsa o la vita" era esattamente la stessa cosa, anzi meglio: generalmente non tengo nel portafogli tutti i contanti che mi sono serviti per comprare i biglietti), torna sul luogo della festa. e comunica ai bambini il nuovo programma.
Reazioni tipiche.
Sorellina 1 (arricciando il naso): "Ma allo stadio non c'è troppa gente?"
Sorellina 2: "Sììììììì, Forza Romaaaaaaaaaaaaaaa...."
Il Selvaggio: "Lazio merda alè alè...."
Verso le 13.30 io, Sorellina 1, Sorellina 2, il Selvaggio e Vito ci avviamo con la macchina di quest'ultimo verso lo stadio. Trovato parcheggio, si passa alla fase prandiale. Che si mangia?
"Hot dog senza maionese ma con il ketchup!"
"Hot dog senza ketchup ma con la senape!"
"Hot dog senza senape ma con la salsa rosa"
"Ben cotto, eh..."
"Non mi date quello tutto rosa, mi fa schifo e mi ricorda mio fratello!"
"Una coca!"
"Una fanta!"
"Un caffè!"
"Come un caffè? Hai quattro anni"
"Volevo vedere se ti distraevi"...
Dopo il lauto pasto (dove io ho bevuto la prima birra di un pomeriggio intenso) ci si comincia ad avviare verso lo stadio, che dista circa 1 km. Le Sorelline ricevono in dotazione due sciarpe giallorosse, mentre il Selvaggio ne fa a meno:
"Ti sembro scemo? Con questo caldo mi metto anche la sciarpa?"
In fila per passare il primo varco, il piccolo pensa bene di usare le chiappe di un signore davanti come un punching-ball un paio di volte. Devo però dire che, quando quello si gira e lo fulmina con un'occhiata da horror, il Selvaggio si tacita .
Finalmente dentro lo stadio (siamo rimasti solo io e i tre, Vito è un tifoso serio e va in Curva Sud), il Selvaggio e le Sorelline rimangono piuttosto impressionati dall'imponenza della struttura.
"Papà, ma qui è dove parla il papa?"
La partita comincia, la Roma segna subito e i tre bambini rischiano di essere travolti dal giubilo della folla. Quando il Selvaggio mi chiede "Ma perché urlano tutti, papà?" e Sorellina 1, per la quinta volta, mi domanda perché non gioca Totti io comincio seriamente a riporre tutte le mie speranze su Sorellina 2. Che, in effetti, qualche soddisfazione me la da.
E' attenta, segue lo sviluppo del gioco, fa domande pertinenti tipo: "Papà, ma ha fischiato fuorigioco?"; "Papà, ma che vuol dire che l'arbitro ci ha le corna?"; "Papà, ma perché i cipster qui costano il doppio che nei bar normali?" e cose del genere.
Al termine della gara, dopo altri litri di bibite e chili di sozzerie invereconde, ce ne andiamo verso la macchina, dove Vito ci aspetta con fare impaziente.
Ci riporta alla nostra auto e dopo qualche minuto e dopo aver salutato le Sorelline siamo a casa.
Poco prima di entrare dalla porta il Selvaggio si volta verso di me e fa la domanda della vita:
"Papà...ma oggi....ha vinto la Roma?"
Un manipolo di Ultras preparano incidenti all'esterno dello Stadio Olimpico

lunedì 10 ottobre 2011

Il problema delle poste e degli extracomunitari

Cosa c'è di peggio che comprarsi una macchina che costa quasi come un appartamento?
Scoprire, dopo 40.000 kilometri, che la turbina della suddetta macchina fa parte di una partita di turbine difettose che il marchio (famoso, tedesco e con milioni di fans in tutto il mondo) si è ben guardato dal ritirare dal mercato.
Anzi.
C'è di peggio ancora: scoprire che la tua garanzia, scaduta da pochissimo, ti ha salutato proprio pochi giorni prima. E che quindi sarai costretto a buttare letteralmente nel cesso alcune (tante) centinaia di euro.
Comunque, siccome non è che mi posso suicidare perché la turbina del BMW (oooops, mi è scappato) si è rotta, facciamo finta che io quei soldi non li abbia mai avuti e andiamo avanti.
Stamattina ho fatto un'esperienza straordinaria. Chi non l'ha fatta, secondo me, si è perso qualcosa. Sono andato alle poste per spedire un pacco ad un amico.
Era stracolmo di gente e non capivo perché: non era giorno di pensioni, non distribuivano soldi gratis e le fila per pagare le bollette io francamente non l'ho mai vista nemmeno nei momenti di grande crescita, figuriamoci oggi.
A un certo punto, capisco: IL CENSIMENTO.
Come tutti saprete, il sito dell'Istat che gestisce la compilazione e l'invio del censimento on line ieri  è andato totalmente in tilt. Quindi oggi tuuuuuutti alle poste a cercare di consegnare il prezioso plico brevi manu.
Le scene che ho visto facevano sembrare questo film un capolavoro del neorealismo. Proprio Rossellini, Visconti, De Sica ecc. ecc.
Innanzitutto, dietro il banco c'era evidentemente un tizio che non sapeva nemmeno per sbaglio cosa stava facendo. Grasso, barba sale e pepe, con la zeppola e un problema serio di balbuzie.
Per capire che dovevo prendere un modulo dall'espositore ci ho messo circa 3 minuti.
Vabbè.
Prendo il numero 142. Eravamo al 136, quindi ho pensato: "Meno male, 10 minuti e ce la caviamo". Quarantacinque minuti dopo ero ancora lì e eravamo ancora al 136.
La Madre, che mi accompagnava, nel frattempo era andata:
1) a fare la spesa;
2) dal corniciaio;
3) a vedere una casa;
4) a picchiare la madre di un bambino che aveva fatto male al Selvaggio;
5) a montare un pezzo sulla tisi.
Ogni tanto tornava dentro: "Ancora qui sei?"
Come se fossi io a CREARE la fila.....
La ragazza messicana due persone davanti a me si rende conto di non avere i 60 € che le servivano per pagare, quindi tira fuori il bancomat. L'impiegato strabuzza gli occhi tanto che sembra che gli stiano per schizzare fuori dalle orbite:
"Mi scusi, ma non lo sa che queste operazioni non si pagano con il bancomat?"
"Ma secondo lei si lo sapevo non prendevo el dinero en contanti?"
Quindi la ragazza si precipita al bancomat più vicino, bloccando la fila e rischiando seriamente il linciaggio.
"Scusate, ma non si può accantonare l'operazione e procedere con un'altra?"
"Eh no, ce se blocca tutto er sistema"
"Scommetti che mò er sistema too blocco io?"
"Ma scusi lei chi è?"
"Sò uno che mò scavarca e te fà un culo come un secchio"
E via così.
La ragazza torna e si becca una carrettata di insulti:
"Venite a rubbacce er lavoro, li mortacci vostri, e fate pure tardi"
"Ma tanto lo sapemo che o fate le mignotte o annate a rubbà"
Insomma, un ambientino sereno.
L'anziano prima di me (un grande, un premio Nobel) fa la sua operazione e cosa tira fuori? Il bancomat!
Ci potete credere? E' tutto verissimo.
"Ahò, ma che ce stai a pijà per' culo?"
"Ah rincojonito!"
"Te e quell'artro incefalitico dietro il banco".
In tutto questo non era possibile consegnare il censimento perché "l'applicativo nun ci funziona, siamo spiacenti"....
Piano piano, riesco a spedire il mio pacco, pagare 11,50 € (mortacci loro davvero) e, con la Madre al seguito, salto i sacchetti di sabbia e le barricate e torno verso casa.
Nel pomeriggio, poteva mancare il mini incidente domestico per rendere il pomeriggio veramente cool?
Certo che no. Sono appena salito in moto per andare a farmi prendere un po' a cazzotti in palestra quando mi chiama B, la mamma di Bigodino. Il Selvaggio era a casa loro.
"Senti, il Selvaggio è caduto. Niente di grave, si è fatto solo un graffio ma continua ad urlare che vuole andare a casa".
"Non ti preoccupare, arrivo subito"
Quando arrivo a casa, con la mia borsa della palestra intonsa, trovo il Selvaggio in lacrime sul pianerottolo (B&Michele abitano di fianco a noi).
certifichiamo la sbucciatura sotto il mento, e appena entrati dentro casa, fa:
"La mia pelle, dov'è la mia pelle? Io ci tengo alla mia pelle!"
Palestra? Psicoterapia, piuttosto. E di gruppo.

La ferale ferita

domenica 9 ottobre 2011

Lo schiaffo del soldato

Sull'autobus, un freddo sabato mattina di ottobre.
Il Selvaggio ed io stiamo andando da nonna a pranzo. Causa macchina rotta è d'obbligo usare i mezzi pubblici. Il Selvaggio trova posto dietro una signora di circa sessant'anni. Io mi siedo accanto a lui.
A un certo punto il Selvaggio pensa bene di dare uno scappellotto sulla testa della sfortunata signora che si gira, lo guarda e dice: "Che carino...!". Ma traspare dal suo sguardo l'odio profondo e una incipiente furia omicida.
Io rimprovero aspramente il Selvaggio mentre la signora mi dice "Lasci stare, è così dolce".
Dopo circa 3 minuti, il Selvaggio assesta un altro schiaffone sulla testa della signora. 'sto giro ha fatto proprio rumore. come uno sciafff. La signora si gira di nuovo pronta a reagire, io urlo al Selvaggio di piantarla e lui dice, serafico e puntando il dito verso di me:
"Papà, smettila di fare il bambino piccolo!"

Qui sopra, la testa schiaffeggiata

sabato 8 ottobre 2011

Sabato italiano

"Tu sei cattivissimo, io non ti voglio più vedere. Voglio un altro papà"
"Ah sì?"
"Sì, proprio"
"E sentiamo, come lo vorresti questo nuovo papà?"
"Lo vorrei molto più alto di te, più bello...."
"E poi?"
"E poi...come si chiamano quelli che regalano ai bambini tutto quello che vogliono?"
"Coglioni?"
"Come?"
"No....ehm......ah, forse volevi dire ricco?"
"Ecco, bravo. Voglio un papà ricco che mi regala l'iPad"
"Ma amore, io ti regalo tanto affetto"
"Embè? Quello me la danno anche mamma e tutti i nonni"
Questa scenetta si è svolta al rientro dal parco questa mattina, dopo un paio d'ore passate tra altalene, scivoli, polvere e bambini sfrenati. Lui voleva andare da Bigodino. Io, irremovibile e fermo nei miei propositi:
"No, non ci vai!"
"Ma io ci voglio andareeeeeeeeeeeee"
"Ho detto no!"
Ecc. ecc. fino al ridicolo dialogo finale.
Ma indovinate un po' a cosa abbiamo dedicato questo sabato, io e il Selvaggio?
Provate, spremete un po' il cervello, non è difficile affatto. Anzi.
Esatto, bravi. Siamo andati ad una FESTA!
Il problema qual è (oddio, ce ne fosse solo un di problema sarebbe un successo)?
Che purtroppo l'estate è finita e le feste si fanno al chiuso, in spazi stretti dove i bambini sembrano filetti di sgombro unti e inscatolati e i genitori sono talmente pressati che la fermata della metro di Piazza Bologna alle 8.20 del lunedì mattina è meno affollata.
E c'erano tutti, eh...
F&F con Flu, Nick e Otta, l'ultima della serie ma anche lei appartenente a pieno titolo alla Hitlerjugend;
Michele (sì, l'unico di cui non nascondo il  nome..tiè!) con Bigodino e il Biondo, il fratello più piccolo;
Miccetta;
LippoPi;
e tutta una serie di altri piccoli umani che avevano ancora tutta l'energia residua dell'estate da sfigare sfogare.
Il punto è che io non ci dovevo andare. Siccome la Madre era in redazione (credo che sia l'unica madre che si fa una barra due feste di bambini all'anno) io ho pensato: "Bene bene, mando la Principessa alla festa e io me ne vado in giro a togliere un po' di ragnatele dalla macchina fotografica".
Ahah. A volte mi domando come faccio a essere così ingenuo.
Quando, alle 14, le comunico questa cosa, la Principessa mi guarda e fa:
"E pelché devo andale io? C'è montagna di loba da stilale...umpf...".
Io sono una vittima, questa è la verità.

venerdì 7 ottobre 2011

The Princess (© AnnaDP) - Parte 3

Dunque.
Scusate per l'assenza, ma io avrei anche una vita mia (mia per modo di dire, ma insomma...).
Detto ciò, ricominciamo da dove avevamo interrotto.
Al ritorno da Stromboli La Madre è parecchio incazzata:
"Ma dove l'abbiamo presa questa? E' peggio di tutte le altre. Non ha voglia di fare niente e la paghiamo pure un capitale, ma come si permette ecc ecc...".
Io l'ho sempre detto che i filippini sono anaffettivi ma a me, in generale, nessuno mi ascolta.
Comunque, dopo l'Isola Sperduta nel Mare Blu Dove Non C'è Un Filippino Manco a Pagarlo, ci spostiamo a Ischia, dove La Madre è di casa. E dove, soprattutto, una casa ce l'ha.
Ma l'atteggiamento della Principessa, in realtà, non cambia. Anzi, sì. Finalmente va ala mare.
Ma lo spettacolo che offre è qualcosa di meraviglioso. Innanzitutto è completamente vestita, come se appartenesse a una religione che impone alle donne di scendere in spiaggia vestite (nessuno si senta offeso, ma se esiste è una religione del put).
Segue il Selvaggio con gli occhi, come se avessero il potere di evitare che il bambino affoghi. Della serie "Io ti guardo e la forza del mio sguardo ti prenderà per le braccine e ti tirerà fuori dai flutti impetuosi".
In realtà non è così, e un paio di volte il Selvaggio rischia di rimanerci secco. Credo di non aver mai visto nonna L. così vicina ad uccidere un altro essere umano.
Ma la cosa più esilarante è questa: piano piano che le ore passano la Principessa sposta il suo sgabellino per seguire l'ombra dell'ombrellone.
Quindi è tipo giocare ad Uno-Due-Tre-Stella. Immagino che molti di voi se lo ricorderanno: uno è girato di spalle e dice Uno-Due-Tre-Stella! mentre gli altri avanzano verso di lui. Poi si gira di scatto. Quello che viene pizzicato ancora in movimento prende il suo posto. Bè, la Principessa è impossibile da beccare. Anche se la guardi fissa per un'ora non riuscirai mai a vedere il movimento, eppure alla fine ti accorgi che si è spostata almeno di 45°. E TU NON L'HAI VISTA SPOSTARSI. Dev'essere una magia che imparano da piccoli nelle Filippine. Io una così preferisco non licenziarla, non si sa mai.
Comunque, a Ischia almeno ha compagnia perché c'è Babbà, che sta con nonna L. e nonno G. da tanti anni ed è la persona più buona, simpatica e amorevole che conosco. Soprattutto cucina benissimo.
Quindi ci sono grossi, grossissimi spetegulès ma alla fine anche Babbà mi si innervosisce, perché è proprio più forte di lei: la Principessa tenta di scansare la fatica come un monatto scansava la peste nel duecento; gli sta molto vicino, ma ne è immune.
Tornati a casa da quella prima estate, ci siamo quasi rassegnati. Lei non fa la spesa, lei non va a prendere il Selvaggio a scuola, lei non uscirebbe di casa nemmeno se il palazzo andasse a fuoco. E soprattutto, soprattutto, LEI NON SA CUOCERE LA PASTA. Arrivano in tavola gli spaghetti sempre scotti. Colla, porca pupazza. Un mese fa, circa, gliel'ho fatto notare:
"Principessa, ma gli spaghetti li scoli troppo tardi".
Volete conoscere la risposta?
No, non vi faccio aspettare la prossima puntata. La risposta è stata la seguente:
"Pelché non segui la cottula da solo? Io ho un sacco di cose da fale...."
Avendo capito, alla fine e dopo tre anni, chi comanda dentro casa, io adesso mi sento molto meglio.
Oggi, ad esempio, si parlava (non ho idea del perché) di nudisti. La Madre:
"Sai, Principessa, che una volta Emiliano si è messo nudo in spiaggia (ovviamente non è vero)?"
"Ah sì? E si sono messi tutti a ridere?"

Tecnologia

"Mamma, voglio un regalo!"
"Amore, il prossimo regalo lo avrai per Natale. Vuoi scrivere la letterina a Babbo Natale?"
"Ma mamma, io non so scrivere. Non posso telefonargli?"

lunedì 3 ottobre 2011

The Princess (© AnnaDP) - Parte 2

Scrivo queste righe dopo la prima giornata in palestra. Era dal 10 giugno che, praticamente, non mettevo un piede davanti all'altro.
Quindi ora sto scrivendo con le dita dei piedi. Saprete perdonare, spero, qualche refuso.

Dunque, eravamo arrivati all'ingresso della Principessa nella nostra vita. Correva il mese di febbraio dell'anno 2008. Voglio indugiare in una breve descrizione fisica, direi quasi lombrosiana.
La fronte è bassina, con occhietti vispi e scuri piuttosto vicini tra loro.
Il naso sembra quello di Nino Benvenuti dopo questo incontro.
L'altezza è relativa, se per relativo intendiamo qualsiasi cosa al di sotto del metro e sessanta.
Spesso dice a me che sono grasso, ma le mie magliette le vanno bene.
Questo solo per descrivere, sommariamente e senza voler approfondire, l'aspetto della nostra coinquilina.

Ci fu raccomandata non ricordo da chi. La Madre, come prima cosa, le chiese le referenze. La Principessa, mi pare, disse che la signora era molta.
"Come molta? In che senso?"
"Molta, molta, ela vecchia"
"Ahhhhh....morta!"
"Eh. E io che ho detto?"
Quindi niente referenze, è evidente.
Subito il Selvaggio prova una strana attrazione e la Principessa, infida e furbissima, fa di tutto per cercare di accalappiarsi l'affetto del bambino. Ma noi (la Madre in particolar modo) notiamo subito che c'è qualcosa che sfugge allo sguardo e al ragionamento che non possiamo mettere a fuoco. Avete presente quei particolari che sono lì, davanti a voi, ma che non riuscite a cogliere? La sensazione di avere una parola sulla punta della lingua e non poterla dire. Insomma, una cosa del genere. Fino a quando, dopo qualche mese, ecco... era lì davanti agli occhi e non riuscivamo a dargli un nome. Ma alla fine ce l'abbiamo, il nome.
Ed è che non ci ha proprio voglia di fare un cazzo.
La prima esperienza che siamo costretti a fare insieme a lei è una breve vacanza a Stromboli. Come molti sapranno, a Stromboli non ci sono macchine e l'isola è tutta una salita (o una discesa, dipende).
La scena era la seguente: la Madre ed io che scendevamo con il Selvaggio sul passeggino, le stuoie (o asciugamani), la borsa frigo, il cibo per il bambino, i costumi di ricambio, un borsone con tutte le creme del mondo, ci facevamo circa un kilonetro sotto il solee, attraversavamo circa duecento metri di spiaggia infuocata per raggiungere l'ombrellone..... e la domanda che sento che vi sta salendo alle labbra è....."E la Principessa?"
A casa, ovviamente. "Pel me è velamente tloppa fatica fale su e giù, su e giù con questo caldo. Io sono vecchia, ho quasi cinquant'anni, eheheheheh...."
Altrettanto ovviamente la mia risposta avrebbe dovuto essere:
"Ma che cazzo te ridi? Che t'ho portato per fare la guardia al portone di casa?"
Ma siccome sono un signore ho glissato, sentendomi anche dire, al ritorno dalla vacanza, che lei poteva fare proprio tutto ma Stromboli, "pel calità, no!"....(continua)

domenica 2 ottobre 2011

The Princess (© AnnaDP) - Parte 1

E' arrivato il momento.
Dopo un mese di blog, è giunto il momento per parlarvi della Principessa. La presenza più ingombrante, frequente e risolutiva nella Casa del Selvaggio.
Partiamo dal principio.
Quando la Madre rimase incinta (lo Spirito Santo, anche questa volta, fece il Suo dovere), si presentò il problema:
"Con i turni che ci tocca fare in ufficio, bisogna trovare qualcuna che viva con noi e sia abituata ad avere a che fare con i bambini, che tenga in ordine la casa ma che, al tempo stesso, non ci costi come un top manager di Goldman-Sachs"
Decidiamo di provare una ragazza peruviana, appena arrivata in Italia. Però c'era un problema. Aveva sempre dietro il cognato. Visto che non parlava italiano c'era bisogno dell'interprete.
E poi uno le chiedeva di pulire il bagno, tornavi a casa e trovavi il bagno lercio.
Ma come brillava la cucina, ehh.... insomma non capiva un cazzo.
Quindi, la Madre ha preferito cercare qualcun altro da schiavizzare.
A quel punto è arrivata ....oddio....non mi ricordo come si chiama, ma poco importa.
Si presenta una tizia alta un metro e ottanta, due cosce lunghe lunghe lunghe, bionda e che assomigliava a Elenoire Casalegno. Estone, moldava, non mi ricordo.
Fatto sta che la madre la guarda per bene, la squadra, e più o meno le fa:
"Umpf...fammi un po' vedere cosa sai fare". E le mette uno straccio in mano. Ora, è apparso subito evidente a tutti che la ragazza non aveva mai preso uno straccio in mano.
ZITTI!!!!!!!!
Per me, che sono un uomo e non me ne frega niente, una vale l'altra (certo che alta, bella e bionda è meglio di bassa, brutta e scura scura). Sta di fatto che dopo la prima settimana di prova la tizia arriva e comunica alla Madre di essere incinta.
NON SONO STATO IO!!!
Scherzo, non l'ho detto ma non vi racconto l'occhiata che mi è arrivata, tra l'indagatore e il "te l'avevo detto che era uno zoccolone..."
A quel punto (nel frattempo il Selvaggio era venuto al mondo) arriva l'angelo. La colf che tutti abbiamo sempre sognato. Si chiamava Maria, e anche il nome sembrava fatto apposta.
Brava, brutta (cosa che sembra marginale ma vi assicuro che non lo è affatto), affettuosa e capace col bambino, efficiente come un SS...insomma la soluzione ideale. Eravamo quasi contenti di tirare fuori quelle diverse centinaia di euro al mese.
Senonché, dopo poche settimane, Maria ci lascia. Aveva un problema col marito nelle Filippine e, con la morte nel cuore, ci dice che non può rimanere (secondo me aveva visto la mala parata e s'è data prima che la situazione precipitasse).
A quel punto, eravamo a febbraio del 2008, ecco la Principessa..... (continua)

sabato 1 ottobre 2011

Edit

"Papà, ho fatto cacca"
"E allora?"
"Vieni a sentire, sembra che ho mangiato i tuoi calzini morti"

L'Inferno - Canto I

Non c'è un momento in cui un uomo può sedersi in un posto e dire:
"Signori, oggi me ne sto qui, leggo un libro,  e non faccio una cippa tutto il giorno"?
No, a quanto pare non c'è. In realtà avrei dovuto capirlo da tempo, ma non riesco a rassegnarmi.
Il Selvaggio, stanotte, non ha fatto mancare la sua molesta presenza nel letto matrimoniale e, all'alba delle 8, ha cominciato a chiedere (sussurrando, ha capito che altrimenti rischia di farci incazzare-mammia mia quanto è infido!) di andare a prendere le sorelline.
Alle 8.40 la Madre ha alzato bandiera bianca, si è alzata a preparare la colazione e, magnanimamente, mi ha lasciato dormire (ringraziare - grazie!).
Alle 11 siamo usciti per andare a prendere le sorelline. In giro per Roma c'era un traffico che nemmeno in Deep Impact nella scena dove tutti scappano dalla città. Ho cercato di litigare con qualcuno per sfogare il nervosismo, ma l'unica che mi ha dato corda è stata la Madre.
E, si sa, quella battaglia non vale nemmeno la pena di combatterla.
Quindi arriviamo a prendere le sorelline, ri-attraversiamo tutta la città mentre i tre gremlins dietro urlano felicissimi di vedersi, io sempre più incazzato e la Madre....mah...!
Totale andata-e-ritorno circa un'ora e mezza. Andavamo a Gardaland facevamo prima.
A un certo punto, in mezzo a una canicola degna del miglior ferragosto a Marrakech, ci ritroviamo in un vero e proprio girone infernale.
Premessa - la Madre, di sfuggita, mi dice qualche giorno fa:
"Amore, domenica andiamo con i bambini a una festa di beneficenza? Ci sono i giochi, ci sono F&F (i genitori di Nick), c'è anche il Tigre con la mamma (Gesù, la Hitlerjugend al completo, penso io). Dài, facciamo una buona azione e i piccoli si divertono"
"Va bene" Dico io.
Arriviamo in questo posto e la scena che ci si para davanti è la seguente:
circa 200 (non scherzo, i numeri sono aderenti alla realtà) bambini tra gli 0 e i 12 anni. Forse di più.
400 genitori.
Banchetti che vendono roba da mangiare ma anche vestiti, giocattoli e ammennicoli vari.
Due enormi banchi dove si fanno salsicce, hamburger, panini con la porchetta.
Un bar sempre stracolmo.
Tre (dico tre) gonfiabili, uno grande uno medio e uno piccolo per tutte le età (il Selvaggio non ne ha lisciato uno, incredibile eh?)
Un teatrino con tanto di clown, maghi e spettacoli circensi.
Il tutto in un posto molto carino ma moooooolto stretto e moooooolto polveroso.
Ma la notizia della giornata, per il Selvaggio, è un'altra. C'è FLU:
Ah-ah. Devo dire che il ragazzino si comporta con abbastanza nonchalance. Come un sorcio sta lì che pian piano si avvicina, fino a che rivolge alla Madre la ferale domanda.
"Mamma, mi fai una foto con Flu?"
Chissà cosa pensa di farci, non mi pare ancora arrivato all'età in cui ci si vanta con gli amici..boh...!
Gonfiabili, parete per le scalate, ancora gonfiabili, teatrino, pranzo con panini sull'erba con 47 gradi, salti su un elastico che serviva alle ragazzine che stavano facendo ginnastica artistica, pallavolo, di nuovo teatrino....
Alle 14.45 sembrava che fossimo lì da 7 ore, ma ne erano passate solo treeeeeee....
A un certo punto decidiamo di andarcene.
Sorellina 1: "Ma non aspettiamo la lotteria di beneficenza?"
"A che ora è?"
"Alle 19"
"SALI SUBITO IN MACCHINA. DI CORSA!"
A casa, la Madre si prepara per andare a lavorare, io porto le Sorelline a casa e il Selvaggio si mette a fare i muffin con la Principessa, la quale dice:
"Ma sporchiamo tutto"
"FALLO E BASTA!" Non l'ho detto, ma avrei voluto. Però la Madre mi avrebbe accusato di essere troppo nervoso.
Ri-ri-attraversiamo la città, e poi io da solo un'altra volta. Arrivo a casa ridotto un cencio ma il Selvaggio che fa?
Mi chiede, ingozzandosi di muffin:
"Papà, guardiamo Roma-Atalanta insieme?"
Sììììììììììììììììììì.............